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Scatti di Valentina Moretti

30 novembre 2008

Riflessioni di un’aspirante narrante
di Valentina Moretti

Che cosa può emergere da un laboratorio fotografico al quale ci si iscrive un po’ all’ultimo momento, un po’ per caso? Questo.

Prendo in mano la mia macchina fotografica, e parto.

Mi intrufolo nei laboratori, piano piano per non essere vista dagli attori, e per catturarli nel pieno del loro lasciarsi andare. Per renderli più veri, più vivi.

Perché questo è per me la fotografia, catturare un istante,e raccontarlo. Ogni istante andrebbe catturato, per farlo rivivere a chi l’ha già vissuto, e per parlarne a chi non c’era.

Ma “raccontando il racconto” che si svolge al di là dell’obiettivo, parlo anche un po’ di me, allo stesso momento partecipe esterna e osservatrice interna.

Talvolta mi sono trovata la strada ostruita, non tutti hanno accettato questi personaggi un po’ di disturbo che si muovevano qua e là con mille “clic” che eravamo noi fotografi. E mi sono chiesta perché diamo così fastidio? Che senso ha allora andare? La risposta l’ho travata nell’essenza stessa del laboratorio: laddove c’è dialogo, laddove c’è collaborazione, non possono esserci guerre.

E allora, ognuno attraverso il modo che più gli si addice, dialoghiamo.

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